Ragni Bianchi from luca galassi on Vimeo.
Appeso a un corda, in perenne sospensione sulle pareti di marmo bianco di Carrara, il tecchiaiolo è l’angelo custode dei cavatori. Opera nelle condizioni più estreme per mettere in sicurezza il fronte roccioso, che sorveglia e ripulisce con ferri antichi: il martello, con cui saggia la tenuta della parete, e il paletto, che utilizza per scalzare massi e placche incombenti sui piazzali di lavorazione. Il tecchiaiolo (dal toscano ‘tecchia’, rupe) è l’erede umile e valente di una tradizione arcaica, che oggi come allora usura, indurisce e consuma. Un mestiere dove permane, ineludibile, il quotidiano confronto con il rischio, la fatica e, talvolta, la paura. Il tecchiaiolo vive un radicamento totale con un territorio sospeso a metà tra le vette e gli abissi. Come un ragno, imbiancato dalla polvere di marmo, resta abbarbicato per ore alla nuda roccia che domina il mare, nella calura estiva come nel gelo dell’inverno. Nella sua professione vi è la fedeltà ai saperi, agli strumenti e ai valori di generazioni forgiate dal sacrificio del lavoro in cava. Vi è la passione per l’alpinismo e la speleologia. Vi è infine la coscienza di una scelta difficile, di un rapporto conflittuale con una montagna che si ama e, al contempo, si è costretti a ferire.